martedì 28 aprile 2009

19 - 9 - 1991

Nella mia vita ho sperimentato una gioia paradisiaca. E' capitato solo una volta. Quell'esperienza non si è mai più ripetuta ma sono sicuro che la ritroverò quando sarò nel paradiso di Dio e per sempre. E' capitata in seguito a un mio sforzo sostenuto e prolungato di seguire con le potenze dell'anima un cammino che Dio aveva preparato per me. Seguire questo cammino era come affidarsi a Lui al di sopra di un abisso vertiginoso. A un tratto Dio ha deciso di ricompensare questo mio abbandono in Lui ed è subentrata all'improvviso una quantità di gioia inesprimibile. Era come se io fossi in un oceano di calma e di gioia paradisiache. Mi sembrava che questo oceano di Pace e di Gioia esistesse lì da sempre e fosse sempre lì presente, solo che a noi non ci è dato di vederlo. Avvertii che tutta questa gioia e pace veniva solo dalla presenza sorridente di Gesù Cristo che si manifestava al centro del mio petto. Come dice il poeta Dante Alighieri, non si può ridire quell'esperienza.

Nel ciel che più de la sua luce prende
fu' io, e vidi cose che ridire
né sa né può chi di là sù discende;
perché appressando sé al suo disire,
nostro intelletto si profonda tanto,
che dietro la memoria non può ire. (Par I, 4-9)

Io non sono stato in paradiso come Dante, ma ho vissuto un'esperienza di paradiso stando qui sulla terra. Seguendo le parole del poeta: “dietro la memoria non può andare”. Non posso fare ritornare quella gioia solo cercando di ricordarla, ma sempre mi ricorderò che ho sperimentato quella gioia paradisiaca. Ero in compagnia di un mio amico. Poi uscimmo per andare in una pizzeria. Ero un po' in imbarazzo perché non so quanto di questa gioia divina trasparisse attraverso il mio volto. Parlammo, poi il mio amico mi manifestò una cosa che per lui era fonte di preoccupazione: l'inferno.
Io pensavo che con me ora era il paradiso e non avrebbe dovuto esserci altro che il paradiso, quindi gli dissi: “Tu vuoi andare all'inferno?”. “No” lui rispose. “E allora non hai di che preoccuparti” dissi io. Questa presenza di Gesù Cristo al centro del mio petto era una presenza viva, era Gesù Cristo che si univa a me. Lui subentrava nelle potenze della mia anima e subentrava nei miei movimenti e nelle mie parole. Io mi sentivo immerso in Lui e il tutto avveniva in questa gioia paradisiaca. Così Gesù Cristo rimase unito a me per sempre, fino ad adesso, anche se non si manifesta più con quella gioia, ma Egli è sostanzialmente presente come lo era allora. Così fino ad adesso Egli è presente in me in tutto ciò che faccio, nei miei movimenti e nelle mie parole. Entrammo poi in un bar e si sentiva alla radio una canzone di Antonello Venditti: “...stasera mi sembra che... il tempo si sia fermato qui..”. A un tratto pensai alla ragazza di cui nonostante tutto continuavo a essere innamorato e mi meravigliai di come in tutto quel paradiso potesse trovare posto ancora il sentimento d'amore per una donna. Pensavo che avrei voluto che lei fosse lì con me in quel paradiso in cui io ero. Tornato a casa pensai: devo vedere oggi che giorno è. Senz'altro, pensai, ci deve essere un segno nella data che indichi che questo è un giorno speciale. Io cerco sempre i segni in tutto ciò che accade. Guardai: era da poco passata la mezzanotte e quindi era il 19-9-1991. Rimasi stupefatto: infatti 19-9-1991 letto all'incontrario rimane uguale. Scrissi su un foglio per lettera: oggi Dio ha sposato la mia anima.
Ma ancora più stupefacente è che io ho vissuto questa esperienza il giorno 18 settembre, che è il giorno della festa della Madonna della Stella di Rivoli.
Quell'oceano di Pace e di Gioia se ne andò piano così come era venuto. Il giorno seguente era un giorno come gli altri e in più sentivo il vuoto che aveva lasciato quella gioia indescrivibile.

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