giovedì 24 settembre 2009

Nessun uomo può vedere il volto di Dio e restare vivo.

"Nessun uomo può vedere il volto di Dio e restare vivo". Sono le parole che il Signore stesso rivolge a Mosé prima di dargli le tavole della legge! Perciò gli dice ancora: "quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano finché sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere". (Esodo, cap. 33).
Così anche secondo le rivelazioni private ricevute da Maria Valtorta si può leggere che non si può restare vivi un solo minuto conoscendo alla perfezione una sola delle verità divine. E nelle testimonianze di coloro (o alcuni di coloro) che sono stati giudicati "clinicamente morti" dai medici e poi inspiegabilmente, secondo la scienza medica, sono tornati in vita ("La vita oltre la vita" di R. Moody) si racconta di un misterioso valico, percepito in diversi modi da costoro, tipo un fossato o qualcosa del genere. Costoro raccontano che sapevano che se avessero attraversato quel valico o quella porta non avrebbero più potuto tornare indietro. Ma poi qualcosa li ha fatti ritornare nel loro corpo! Ciò a testimonianza del fatto che una volta arrivati nel paradiso di Dio, presso Dio, non è più possibile tornare a vivere su questa terra. Come se un pulcino volesse tornare a vivere di nuovo nel suo guscio! Non lo può fare. Dio è incontenibile, non può essere contenuto in un'anima che vive ancora nel suo corpo, sempre secondo le rivelazioni date a Maria Valtorta. Vale qui la pena di citare S. Giovanni Apostolo nella sua prima lettera, cap.3: "Saremo simili a Dio, perché lo vedremo così come egli è".
L'esperienza raccontata dal sommo poeta Dante Alighieri, nell'ultimo capitolo della sua opera divina, sembrerebbe contraddire questa verità biblica, che nessuno può vedere Dio e rimanere vivo. Ma ad una attenta analisi, vediamo che non la contraddice, ma piuttosto aiuta a comprenderla meglio! Infatti leggiamo (Paradiso Canto XXXIII) che S. Bernardo prega la Vergine di conservargli sane le sue facoltà (li affetti suoi) dopo tale visione e infatti il poeta ci riferisce che non si può ricordare della visione avuta! Dante può rimanere vivo senza morire, perché non si ricorda più nulla della visione e ce lo dice diffusamente in più terzine!
Dice solo che ancor mi distilla nel core il dolce che nacque da essa visione. Gli è rimasto qualcosa. L'infinita dolcezza della sublime visione gli è rimasta in qualche modo, pur non ricordandone il contenuto! Fa la similitudine di uno che si sveglia da un sogno e non si ricorda nulla, ma la passione impressa rimane dentro di lui (vv. 58-60).
E' chiaro che ciò che non è più contenuto nell'intelletto di Dante non può farlo impazzire. Ha visto ma è come se non avesse visto, perché il contenuto della visione non fa più parte del suo intelletto. Tutto ciò ci dovrebbe, una volta di più, fare comprendere che nella lettura della Sacra Parola è lo spirito che conta e non la lettera, come dice S. Paolo. Tutto questo non contraddice sostanzialmente la Parola di Dio dell'Antico Testamento: "Nessuno può vedere il mio volto e restare vivo", ma ne precisa meglio il significato e i contorni, per coloro che hanno volontà di approfondire i significati biblici, ovviamente.
Anche Lazzaro, risuscitato da morte dal Signore Gesù, dopo quattro giorni, non riferisce niente della sua esperienza nel mondo dell'aldilà, il Vangelo non dice nulla che riporti la sua esperienza nell'altro mondo. In Maria Valtorta possiamo leggere che il Signore Gesù domanda a Lazzaro: - Che cosa ti ricordi?-. E Lazzaro risponde: -Assolutamente nulla-. In Lazzaro non c'è nemmeno il ricordo del ricordo del ricordo, diversamente da Dante. E il Signore Gesù soggiunge: -Già, coloro che ritornano non possono raccontare!-.
Gloria a Dio! Amen! Alleluja!

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